Il Liceo Breve durerà quattro anni invece che cinque, nel 2018 la sperimentazione interesserà 100 licei, come annunciato dall’attuale Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli.

La notizia è recente, la ministra ha firmato il decreto ministeriale che inquadra e darà il via alla sperimentazione del cosiddetto “liceo breve” in cento istituti a partire dall’anno scolastico 2018/2019.

Tuttavia, nelle scuole secondarie che aderiranno alla sperimentazione, solo una classe potrà essere di quattro anni.

valeria fedeli

Gli studenti coinvolti saranno tenuti a raggiungere gli stessi obiettivi didattici dei loro colleghi quinquennali e dovranno affrontare lo stesso esame di maturità. Per non tralasciare materie e moduli didattici, il decreto ha previsto l’aumento delle ore annuali, che oggi sono fissate a 900, fino ad un massimo di 1.050.

Il Ministero ha anche incoraggiato le scuole a presentare piani di studio sperimentali: «In particolare per quanto riguarda l’articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l’uso della metodologia Clil (lo studio di una disciplina in una lingua straniera)», come ha dichiarato Valeria Fedeli.

L’idea però non è nuova, già nel 2013, la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza aveva avviato una sperimentazione simile in 11 istituti, sei pubblici e cinque paritari, seguita dal suo successore alla carica, Stefania Giannini, che nel bel mezzo del governo Renzi e la “Buona Scuola”, aveva proposto di estendere il numero di istituti coinvolti.

Il passaggio di Governo nelle mani di Gentiloni ha permesso comunque al progetto di andare avanti e, per ferma volontà della Fedeli, di allargare le proposte formative e il numero di scuole coinvolte.

A valutare i risultati della sperimentazione sarà un comitato scientifico nazionale nominato dalla stessa ministra, che dovrebbe poi diffondere la relazione annuale sul progetto.

Liceo Breve: le opinioni

 

Come molte riforme della scuola, il liceo breve ha suscitato molte perplessità e critiche. I sostenitori, a onor del vero molto pochi, pensano che questa misura renderà l’Italia più simile al resto dell’Unione Europea, dove la scuola secondaria superiore finisce a 18 anni.

In realtà anche la situazione europea non è così omogenea, ed è caratterizzata da una diversa impostazione dei sistemi scolastici. I dati relativi ai singoli Paesi si possono consultare nell’ultimo rapporto Eurydice della Commissione Europea, in cui emerge una divisione equa tra paesi in cui il ciclo scolastico si conclude a 18 anni e paesi in cui si conclude a 19.

In molti paesi extra Ue, sono le scuole medie, per come sono concepite in Italia, a non esistere affatto, con la conseguenza che è l’ingresso alla secondaria ad essere anticipato, non abbreviato in numero di anni.

Tornando ai nostri vicini, le scuole superiori di Francia, Spagna e Regno Unito, terminano tutte nel corso del 18esimo anno. In Germania il liceo vero e proprio termina durante il 19esimo anno, ma ci sono numerose scuole professionali più brevi e molto frequentate.

La Scandinavia, che è la vera e propria perla in Europa in termini di risultati scolastici, prevede che le scuole superiori abbiano fine nel corso del 19esimo anno di età.

Fortemente contrari al progetto sono i sindacati e molte istituzioni legate alle professioni della scuola, al netto delle dichiarazioni non sono state emanate direttive precise sui programmi scolastici e si teme che l’autonomia dei singoli istituti possa portare a differenze abissali tra una scuola e l’altra, soprattutto in regioni e aree distanti. A molti la manovra è parsa solo un modo per tagliare le spese della scuola pubblica, ma a prescindere dalle critiche i risultati, positivi o negativi, saranno a breve sotto gli occhi di tutti.